Around the world trip without flights was completed March 18, 2013. But many new travel projects came and will come. Books, photos and videos of a free life dedicated to the knowledge of the amazing World where we are living.

domenica 4 marzo 2012

02/03/2012 La doccia calda malese / The malaysian warm shower



Giustamente vi chiederete come ho raggiunto la Malesia, ma anche questa volta riservo il succo del racconta dell’avventura marittima al libro che scriverò al termine di questo sogno. Vi anticipo che sono stati giorni intensi di lavoro e pensieri, ne voglio condividere uno in particolare con voi perché riassume un po’ il mio stato mentale dopo 5 mesi da favola. A seguire il racconto del 2 marzo:

La consapevolezza è la chiave della nostra realizzazione. Il giorno che sarai consapevole di cosa ti nutri e cambierai la tua dieta senza condizionamenti sociali, che scoprirai da dove provengono tutte le tue abitudini e le modificherai radicalmente dando a loro un tuo senso, che sarai in grado di rinunciare al più grande dei tuoi vizi, che sarai conscio della tua postura e della tua camminata in modo di poterle correggere e rilassare autonomamente, che smetterai di provare la paura consapevole che è una malattia creata dalla società per reprimere la tua libertà, che accetterai che il passato non torna più e che il futuro sarà sempre e solo una tua immaginazione, che inizierai a vivere il tuo presente più intensamente possibile senza essere più schiavo delle tue ambizioni, allora si che quello sarà il giorno in cui ti sveglierai e sarai, non più un burattino, ma padrone della tua vita scoprendo realmente fin dove puoi arrivare.

Ho deciso di iniziare la giornata con una colazione diversa dal solito, voglio provare qualche nuovo frutto tropicale. Scendo per strada tra le vie di Chinatown e non è difficile dopo pochi metri incontrare una bancarella che vende frutta già tagliata pronta per essere mangiata. Scelgo il jackfruit (verde a forma di fagiolo gigante che cresce sugli alberi e si trova anche nel sud dell’India e in Sri Lanka) e il dragonfruit (rosso a forma e grandezza di una mela). Il primo lo trovo disgustoso ma riesco a terminarlo, il secondo invece è buono ma nulla di speciale.

Ho un intera giornata per vagabondare per Kuala Lumpur, siccome stasera alle 23 parte il primo dei due treni che in 36 ore mi porteranno nella bollente ed esotica capitale della Thailandia: Bangkok. Lascio lo zaino alla reception del hotel e mi incammino per le strade moderne dell’afosa capitale malese. La temperatura è alta, ma è l’umidità del 90% a rendere il calore al limite del sopportabile. Chinatown è un quartiere traboccante di vita e colori, si estende soprattutto su due vie pedonali colme di bancarelle, che vendono vestiti, orologi, coltelli e zaini. Inoltre presenziano vari chioschi fumanti che vendono bevande e cibo a qualsiasi ora. Il tutto condito da un’ampia presenza multietnica di malesi, cinesi e turisti. Nel poco tempo che ho trascorso a Kuala Lumpur questo è il quartiere che mi ha affascinato di più.

Nel mattino, mentre passeggio su un ponte del centro, fortuitamente assisto ad uno spettacolare contest di graffiti (video 1). Sulle rive del piccolo fiume, che attraversa la città, una moltitudine di giovani artisti dipingono le mura che prendono vita grazie ai colori vivace delle loro bombolette. I writers erano numerosi ed il contest sembrava iniziato da qualche giorno. Poco sopra la riva est del fiume un gruppo di skaters si esibiscono su una rampa alta 2 metri. Conosco un ragazzo malese che mi spiega che in questa settimana c’è un festival organizzato da un programma televisivo con concerti, esibizioni di breakdance e varie attività sportive
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Raggiunto il centro nevralgico cittadino, sono rimasto basito dagli edifici futuristici ed i grattacieli che dominano la scena, tra cui le maestose Petronas Towers. Ci sono alcuni tratti in cui si ha difficoltà a vedere il cielo, le strade sono ben asfaltate e divise in diverse corsie, ma soprattutto si trovano attività e centri commerciali. Dopo essere stato in India e in Sri Lanka fa impressione arrivare in una città così moderna e sviluppata, questo è un altro lato positivo del tipo di viaggio che ho intrapreso perché ti permette di focalizzare con una lente d’ingrandimento in profondità le differenze tra i paesi che visito, così continuo a conoscere meglio le culture anche dopo aver lasciato i loro paesi.

Siamo nella stagione delle piogge ed infatti inizia il primo temporale così mi precipito in un enorme centro commerciale di 8 piani. Dopo alcuni di negozi di moda, arrivo al piano dedicato ai ristoranti e scopro una vera e propria comunità legata alla ristorazione. Uno a fianco all’altro una serie di cucine internazionali, non manca nessun paese all’appello e il nome di quel piano dice tutto: “Food Republic”. E’ davvero complicato scegliere tra così tante possibilità di scelta e sembrano tutti servire degli ottimi piatti, alla fine decido per un piatto thailandese a base di verdure e noodles per mantenermi in linea con la mia nuova dieta. Mentre cercavo la via d’uscita ho notato in una panetteria una focaccia uguale identica alle nostre ma con dello zucchero sopra e l’etichetta “Japanese pan” !

Il pomeriggio e la sera sono stati caratterizzati dalla pioggia insistente ed ho vagabondato per la città bagnato fradicio. Ho notato che i malesi vanno in moto con la giacca indossata al contrario senza chiuderla, credo che non la chiudano per il calore e per via della pioggia, o anche dell’aria che gonfierebbe la giacca, preferiscono indossarla in questa maniera. Quando ho deciso di incamminarmi verso la stazione del treno, ho trovato le strade allagate per via di tombini che sparavano flussi d’acqua in quanto il sistema fognario era sovraccarico. Ho attraversato lo stesso ponte sotto il quale i writers si esibivano stamattina e sono rimasto letteralmente a bocca aperta ad osservare il fiume in piena che aveva sommerso del tutto le rive e buona parte delle mura (video 2). Era uno spettacolo assistere alla potenza di quel fiume che solo poche ore prima era nient’altro che un misero fiumiciattolo. Attirato dal flusso travolgente dell’acqua, mi sono fermato su quel ponte sotto la fitta pioggia, incurante del fatto che mi stavo facendo la doccia.

You may be asking yourselves how I got to Malaysia - and rightly so – but, once again, I’ll be keeping the gist of this sea adventure for my book. I can tell you in advance that these have been days of intense work and thoughts and I want to share with you one of these because it more or less sums up my state of mind after five fabulous months. Here is what happened on March 2nd:

Awareness is key to our fulfilment. The day that you become aware of what you eat and change your diet without being socially conditioned, that you discover where all your habits come from and radically change them by giving your own meaning, that you give up your biggest vice, that you are aware of your posture and the way you walk so that you can change them and relax autonomously, that you stop being afraid because you know that it is a disease created by society in order to limit your freedom, that you accept that the past is the past and that the future will always be nothing but your imagination and you start living the present as intensely as possible without being a slave to your ambitions, that will be the day you wake up and you will no longer be a puppet, but the master of your own life, and will really discover how far you can go.

I decided to begin my day with an unusual breakfast: some new tropical fruit. I went out to the streets of Chinatown and almost immediately found a stall selling fruit that was already cut and ready to be eaten. I chose a jackfruit, which is shaped like a giant green bean, grows on trees and is also found in southern India and Sri Lanka, and a dragonfruit, red and apple-shaped. The first was disgusting but I managed to finish it, the second was good, but nothing special.

I had the whole day to wander around Kuala Lumpur since the first of two trains taking me in 36 hours to Bangkok, the hot and exotic Thai capital, was leaving at 11pm. I left my backpack at the hotel reception and made my way along the modern roads in the muggy weather of the Malaysian capital. The temperature was high, but it was the 90% humidity that made the heat nearly unbearable. Chinatown, a lively colourful district, extends mostly along two pedestrian roads full of with stalls selling clothes, watches, knives and backpacks. There were also various kiosks, from which smoke was rising, selling food and drink at all hours. The area is multiethnic, with Malaysians, Chinese and tourists. In the short amount of time I spent in Kuala Lumpur, this was the district that fascinated me the most.

In the morning, while walking over a bridge in the city centre, I saw by chance a graffiti contest (video 1). On the banks of the small river flowing through the city, a multitude of young graffiti artists were bringing the walls to life with the lively colours of their spray cans. There were many of these artists and the contest seemed to have already been going on for a few days. Just above the eastern riverbank, a group of skaters were practising on a two-metre-high ramp. A Malaysian told me that a television program had organised a festival that week with concerts, breakdancing and various sport activities.

On arriving in the city centre, I was stunned by the ultramodern buildings and skycrapers that dominate the skyline, such as the majestic Petronas Towers. There are certain spots where it’s hard to see the sky, the roads are well asphalted and divided into several lanes, but above all there are shops and malls. After India and Sri Lanka it feels strange to be in such a modern developed city, and this is another positive side to my way of travelling, because it allows me to focus in depth, like a magnifying glass, on the differences between the countries I visit, thus continuing to understand these cultures better even after leaving them.

This is now the monsoon season and the first storm broke, so I rushed inside an eight-storey mall. After passing several fashion shops, I came to a floor dedicated to restaurants and discovered a true community involved in catering services. One after another, a series of international restaurants - no country missing - gives the name “Food Republic” to that level of the mall. It was really difficult to choose between so many options and they all seemed to make good dishes, but in the end, in line with my new diet, I went for a Thai dish of vegetables and noodles. While looking for the way out, I noticed a bakery selling focaccia just like in Italy, except that this was coated with sugar and labelled as “Japanese pan”!

It rained all afternoon and evening and I wandered around the city, soaking wet. I noticed that many Malaysians ride motorbikes with their jacket back to front, maybe because of the heat, maybe because of the rain or maybe so that the wind would not make it swell up. When I started making my way towards the train station I found that the roads were flooded because the sewers were overloaded. I walked across the same bridge under which the graffiti artists had been writing that very morning and was shocked to see how the river had completely overflown its banks and a good part of the walls (video 2). The power of the river, just a few hours before not much more than a stream, was impressive. I stayed on the bridge under the downpour, attracted by the water carrying everything away, not bothered by the fact that I was wet through.



Video 1: 

Video 2:


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